Memoria di Lavoro

memoria di lavoro

La memoria costituisce la base dell’apprendimento e senza di essa non saremmo in grado né di acquisire nuove informazioni né tanto meno di “richiamarle alla mente” al bisogno.

La memoria non è una, ma ne esistono molti tipi e spesso solo in alcuni di esse si presentano delle difficoltà. Parliamo di memoria di lavoro chiamata anche working memory.

Tutt’oggi spesso, si sottovaluta, durante le valutazioni diagnostiche, tale difficoltà rilevando maggiormente la difficoltà della lettura e/o scrittura e/o calcolo, oppure dando risalto a difficoltà attentive e comportamentali.

La memoria di lavoro è implicata in gran parte delle attività svolte a scuola e non solo. Vediamo in quanti ambiti interviene:

  1. la memoria di lavoro (soprattutto nella componente visuo-spaziale) è fondamentale nelle funzioni cognitive che servono per svolgere le operazioni aritmetiche, soprattutto se svolte a mente.
  2. La capacità di comprensione verbale, sia orale che scritta, è molto influenzata dalla capacità della memoria di lavoro, soprattutto nella sua componente verbale. Ricordare la giusta sequenzialità di successione delle parole aiuta a dare una corretta interpretazione della frase es: il gatto vuole prendere il topo \ il topo vuole prendere il gatto. Un bambino piccolo che sta acquisendo le prime paroline, deve necessariamente ricordare il giusto ordine sequenziale dei suoni delle sillabe per riprodurre la parola che vuole imparare o semplicemente ripetere ad esempio: to-po\ po-to
  3. La memoria di lavoro, è collegata a quasi ogni tipo di apprendimento scolastico.
  4. La memoria di lavoro svolge un ruolo fondamentale nell’apprendimento a lungo termine.

Appare evidente la sua importanza nella comprensione di istruzioni orali complesse o nella comprensione del testo scritto, quando è compromessa la memoria di lavoro verbale. Dietro una difficoltà di calcolo a mente un campanello d’allarme può essere una inficiata memoria di lavoro di tipo visuo-spaziale.

Se vogliamo fare un esempio, da riportare su un adulto, può essere quando si deve preparare una borsa per un viaggio: può sembrare un’operazione banale ma richiede una programmazione con una gerarchia di azioni da eseguire (predisporre i vestiti per le varie attività, gli eventuali cambi d’abito, il necessaire per la notte, gli accessori per l’igiene personale, un libro, il carica batterie, prevedere in quale parte della borsa disporli ecc.), e tenerle in memoria durante la fase d’esecuzione e che queste vengano aggiornate nella mente man mano che le azioni vengono svolte.

Adesso immaginiamo un bambino che deve prepararsi lo zaino per la scuola….non è facile come sembra.

Cosa si può fare? Usufruire di strategie per aggirare le difficoltà. Qualche piccolo esempio:

  • scrivere le cose da fare e cancellarle dalla lista uno alla volta, via via che vengono inseriti nello zaino;
  • parlargli con frasi brevi, periodi semplici e poche frasi subordinate;
  • nei discorsi, per quanto possibile, evitare di fare troppe premesse;
  • insegnare approcci di studio più funzionali come l’utilizzo di mappe concettuali per organizzare, con parole chiave, mentalmente le nozioni da imparare.

Tutti i genitori che hanno figli con disturbi specifici d’apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) o disturbi attentivi, hanno sentito più volte parlare di difficoltà di memoria.

Nei processi di memorizzazione si possono distinguere almeno quattro fasi, indicate con i termini:

  • Encoding (codifica), si riferisce al processo iniziale di riconoscimento ed elaborazione dell’informazione appena appresa.
  • Consolidation (consolidamento), corrisponde al processo di trasformazione della memoria appresa in forma stabile
  • Storage (immagazzinamento) riguarda i meccanismi, di mantenimento dell’informazione appresa.
  • Retrieval (recupero) è fondamentale per richiamare allo stato di coscienza l’informazione immagazzinata (Cestari e Brambilla 2001).

Nella memoria umana possiamo distinguere due componenti importanti: la memoria primaria o a breve termine e la memoria secondaria o a lungo termineLa memoria a breve termine privilegia le caratteristiche fisiche dello stimolo mentre la memoria a lungo termine privilegia il significato dello stimolo e tiene in scarsa considerazione le sue caratteristiche fisiche (ad es.: le parole “manto, santo e vanto” sono confondibili nella memoria a breve termine in quanto simili fonologicamente, ma non nella memoria a lungo termine, perché diverse quanto a significato – Vallar 1983).

Memoria a breve termine

è un sistema che agisce sul presente, che va dai pochi secondi a pochi minuti, perché permette di memorizzare informazioni che poi devono essere rievocate immediatamente. I pazienti con carenze funzionali della memoria a breve termine uditiva verbale presentano un’incapacità di ripetere sequenze di stimoli verbali subito dopo la loro presentazione. Mentre un soggetto normale riesce a ripetere senza problemi una serie costituita da cinque o più numeri (oppure lettere o parole), questi pazienti sono già in difficoltà nel ripetere una serie di due o tre numeri. Migliore se l’informazione viene presentata tramite immagini (modalità visiva). Buona la loro capacità di comprensione di parole isolate e frasi semplici, mentre mostrano fragilità nell’interpretare frasi complesse, in quanto il significato è legato all’ordine degli elementi verbali (ad es.: “L’uomo che Marco colpì portava una scatola” può divenire per questo tipo di paziente “L’uomo colpì Marco che portava una scatola”).

Una frase lunga e complessa, ha bisogno di essere elaborata man mano che la percepiamo; la frase viene temporaneamente mantenuta in una memoria operativa, la quale metterà in atto le giuste procedure per una corretta comprensione.

Se questo processo di analisi è invece compromesso, come nei pazienti con deficitaria memoria a breve termine uditiva-verbale, il contenuto della memoria a breve termine può o essere dimenticato subito o avviato alla più durevole memoria a lungo termine se lo stimolo è ripetuto più volte o prolungato nel tempo.

Nell’ambito di questo tipo di memoria, si parla di “memoria di lavoro”, una funzione che permette di mantenere temporaneamente attiva una rappresentazione (ad es.: un numero telefonico) e manipolarla perché possa essere subito utilizzata.

La memoria di lavoro è considerata fondamentale per l’apprendimento, la comprensione linguistica e il ragionamento. Gli anni Sessanta e Settanta sono stati contrassegnati da una grande contrapposizione scientifica mirata ad appurare se

La memoria a breve termine, oggi chiamata memoria di lavoro, è complementare alla “memoria associativa”: è una forma di memoria che acquisisce fatti e cifre e li archivia nella memoria a lungo termine, in quanto essa provvede all’attivazione a breve termine e all’archiviazione di informazioni simboliche, oltre a manipolare queste informazioni.

Ciò lo ritroviamo ad esempio, nell’operazione di riporto nei calcoli aritmetici eseguiti mentalmente, che richiede di immagazzinare temporaneamente una serie di numeri e di ricordare il risultato di un’addizione mentre si calcola la successiva.

La combinazione di consapevolezza istante per istante dei fatti e di recupero immediato di informazioni archiviate, costituisce la memoria di lavoro (Goldman-Rakic 1992).

 

Memoria la lungo termine

Si basa su due sistemi distinti:

memoria esplicita o dichiarativa: permette di ricordare i nomi di cose, di luoghi e di persone. Si chiama dichiarativa perché i contenuti presenti al suo interno possono essere rievocati in maniera volontaria, verbalmente e non verbalmente. Le situazioni o eventi verificatisi nell’arco della vita di ciascuno di noi finiscono in questa parte di memoria e possono essere rievocate tutte le volte che è necessario farlo. Questa memoria, dunque, è costituita da tutto ciò che può essere descritto in maniera consapevole e si divide ulteriormente in memoria episodica, memoria semantica, memoria emozionale.

memoria implicita o procedurale: si utilizza nel momento in cui dobbiamo fornire una performance. Consiste in quella forma di memoria a cui non possiamo accedere consapevolmente. Per esempio una forma di memoria implicita è quella legata all’ imparare a leggere. Nel momento in cui, ad esempio, leggiamo non dobbiamo ripartire da zero, come se fosse la rima volta, ma automaticamente andiamo a pescare quei ricordi che ci consentono di eseguire quel determinato compito. La memoria implicita si collega a esperienze che avvengono non a livello del tutto cosciente e non sono neppure verbalizzabili.

 

Dott.ssa Logopedista Claudia Antognozzi