L’incidenza dei disturbi della deglutizione nei soggetti anziani in buona salute è attualmente sconosciuta. Studi fatti su pazienti in strutture ospedaliere o case di riposo mostrano un’incidenza di alterazioni della deglutizione che varia dal 30 al 50%.
L’incidenza aumenta in anziani affetti da problemi cerebrovascolari acuti o da traumi cranici.
Rilevante è sapere che in un anno, circa 10.000 anziani muoiono per soffocamento da cibo e complicazioni respiratorie da aspirazione. Ciò può determinare un’alta incidenza di POLMONITE AB INGESTIS.
Nelle persone anziane è tipico, sia per chi vive nella propria casa sia per chi è ricoverato in una struttura, il momento del pasto è il momento centrale delle loro attività sociali e relazionali; possiamo quindi immaginare quanto i disturbi della deglutizione possono avere su di loro effetti negativi sulla qualità di vita ma anche sul loro aspetto psicologico e nutrizionale.
Nell’invecchiamento si verificano condizioni che potrebbero favorire la disfagia oro-faringea e l’aspirazione del bolo:
Gli anziani tenderebbero a posizionare il bolo più posteriormente nel pavimento linguale, svolgerebbero più movimenti con la lingua nella fase orale e avrebbero una meccanica della deglutizione più lenta rispetto al giovane adulto e mostrerebbero una ridotta capacità di deglutire cibi asciutti.
Uno studio recente svolto con videofluoroscopia, ha dimostrato che l’anziano necessita di maggior durata di tempo sia per deglutire sia per l’apertura dello sfintere esofageo superiore (con maggior prevalenza di boli liquidi).
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