Esercizi per la rieducazione del linguaggio nel morbo di parkinson

esercizi per la rieducazione del linguaggio nel morbo di parkinson

I disturbi della fonazione sono presenti in alta percentuale nei pazienti affetti da morbo di Parkinson specie nelle fasi relativamente avanzate della malattia.

La traduzione del pensiero in linguaggio inteso in questo contesto come attività motoria è il risultato della complessa organizzazione dinamica degli atti motori che si esplicano attraverso gruppi muscolari diversi quali: i muscoli respiratori, i muscoli faringei e laringei, i muscoli mimici e della lingua.

I disturbi del linguaggio sono caratterizzati da una respirazione alterata, una articolazione (pronuncia) imprecisa, una voce flebile, una intonazione monotona ed una velocità di eloquio variabile.
La terapia farmacologica, in alcuni casi, migliora sensibilmente la fonazione ma, da sola, non è sufficiente. Vi è la necessità di correggere le alterazioni del linguaggio del paziente con uno specifico trattamento riabilitativo.

La causa di tali disturbi è nella compromissione dei circuiti extrapiramidali che alterano la stessa organizzazione dinamica dei muscoli che coordinano l’attività del linguaggio.

Le difficoltà linguistiche del malato parkinsoniano, non compromettono il livello di comprensione e non investono gli aspetti simbolici del linguaggio stesso.

Attraverso le sedute per la riabilitazione del linguaggio, il paziente apprenderà strategie utili per contrastare, in modo consapevole, i propri disturbi dell’eloquio.

CORRELAZIONE FRA PAZIENTI AFFETTI DA PARKINSON E DA SCLEROSI MULTIPLA

  • 70% dei pazienti parkinsoniani presentava, nello stadio iniziale della malattia, alterazioni nell’articolazione delle parole e nella fonazione
  • 41% dei pazienti lamentava difficoltà nella masticazione e nella deglutizione
  • 29% dei pazienti avevano disordini del linguaggio
  • 3% di parkinsoniani solo sono stati sottoposti ad una terapia specifica per il linguaggio.

Esercizi specifici

  • Esercizi per il rilassamento muscolare: L’obiettivo di questi esercizi è di contrastare la flessione del tronco, specie a carico dei muscoli trasversi dell’addome, in quanto riduce l’espansione della gabbia toracica, impedendo ai polmoni di dilatarsi e di ventilare adeguatamente;

  • Esercizi di respirazione attraverso i quali il paziente apprende come controllare i due atti respiratori (inspirazione ed espirazione) rendendoli molto più lunghi e profondi, eleminando l’aria residua. Ciò permetterà il controllo della sonorità della voce senza un affaticamento eccessivo;

  • Esercizi di fonazione hanno lo scopo di coordinare l’atto respiratorio e fonatorio (accordo pneumofonico). Questa migliore coordinazione consente un uso più corretto della voce;

  • Esercizi per la deglutizione e le prassie bucco-facciali. Tali esercizi interessano la motilità delle labbra e della lingua. Il rafforzare ad aumentare l’ampiezza dei movimenti della lingua e delle labbra permetteranno suoni chiari perché ben articolati;

  • Esercizi per l’articolazione, di prosodia (tono) e ritmo, di lettura. Aiuteranno il paziente a scandire le parole, dando armonia e musicalità al discorso.

    Per ottenere il massimo beneficio dalla terapia si consiglia di intervenire già alla comparsa dei primi sintomi riguardanti l’alterazione degli atti respiratori.

    La riabilitazione logopedica tardiva su di un paziente malato da oltre dieci anni che non si è mai sottoposto ad un esame del linguaggio è possibile, ancora, intervenire per una riabilitazione del linguaggio ma la riabilitazione del linguaggio si presenterà più complessa, e molto più faticosa per il paziente.

    Di certo la riabilitazione è sicuramente importante effettuarla, a qualunque stadio si trovi il malato, ma non deve trasformarsi in accanimento; non a caso il terapeuta dovrà dedicare delle sedute specifiche per riattivare nel paziente, il desiderio di verbalizzare il suo pensiero, incoraggiandolo e sostenendolo psicologicamente, con il fine di migliorare la sua qualità di vita.

AGEVOLARE LA COMUNICAZIONE

Quando la conversazione fra due persone, di cui una presenta problemi di linguaggio, è importante posizionarsi di fronte all’altra. Ciò permetterà a chi ascolta, di potersi avvalere anche di una lettura labiale e poter così interpretare meglio l’interlocutore (il paziente).

CONSIGLI UTILI PER IL PAZIENTE

  • Inspirare frequentemente durante la conversazione, per mantenere una costante intensità del tono della voce;
  • Parlare a voce più alta possibile, potrà essere di aiuto per l’altro interlocutore;
  • Esagerare, il movimento labiale durante la pronuncia delle singole parole, permetterà di migliorare l’articolazione;
  • Non parlare troppo velocemente e scandire bene ciascuna parola;
  • Organizzare prima, mentalmente, il proprio pensiero in modo da poterlo esprimere con le parole più appropriate;
  • Ripetere il messaggio se questo non è stato recepito perfettamente, riformulandolo con altri termini ed eventualmente, aiutandosi con la mimica, con immagini, esempi…
  • Non rinunciare ma a comunicare, delegando ad altre persone a parlare al proprio posto.


CONSIGLI UTILI PER IL FAMILIARE

  • Se il paziente presenta delle difficoltà ad iniziare il discorso non sollecitatelo, potremmo interrompere la sua concentrazione e lui rinunciare alla conversazione;

  • Comunicare chiaramente, attraverso un cenno della testa, o con lo sguardo, con le parole, di avere compreso il messaggio e, in caso contrario, verbalizzate di non essere riusciti ad interpretarlo correttamente, invitandolo a semplificare il discorso ricercando la parola chiave;

  • Rivolgete domande che richiedono una adeguata risposta da parte del paziente, dato che l’obiettivo è di stimolare e di sostenere la conversazione;

  • Mostrare sempre attenzione ed ascolto. In questo modo il paziente si sentirà motivato a comunicare ulteriormente.