Vascolopatie cerebrali Ictus

Ictus Cerebrale

Con il termine ICTUS si indica un episodio acuto vasculopatico cerebrale caratterizzato di solito da improvvisa perdita di coscienza ed emiplegia.

Il principale quadro anatomo-patologico che porta ad un ICTUS cerebrale sono il RAMMOLLIMENTO e l’EMORRAGIA CEREBRALE; nella maggior parte dei casi il processo causale è l’ARTERIOSCLEROSI.

L’Ictus da emorragia cerebrale: rappresenta il circa 12% delle malattie cerebrovascolari acute. E’ dovuto alla ROTTURA IMPROVVISA DI UN’UNICA ARTERIA, causata di solito da due fattori: IPERTENSIONE ARTERIOSA o LESIONE DEGENERATIVA ARTERIOSCLEROTICA della parete vasale.

L’Ictus da rammollimento cerebrale: è il più frequente, circa il 70% dei casi. E’ dovuto di solito dalla OCCLUSIONE DI UNA ARTERIA con un CATTIVO FUNZIONAMENTO DELLE ANASTOMOSI FRA LE ARTERIE CEREBRALI.                                     Il circolo di WILLIS è un vasto sistema di anastomosi arteriose presente alla base della scatola cranica. Confluiscono 3 arterie principali: arteria basilare, e le due arterie carotidi interne.  Questa vasta anastomosi garantisce un’equa distribuzione di sangue alle strutture encefaliche, ma non sempre è in grado di compensare l’ostruzione di una delle arterie del circolo, risultando una ridotta capacità di prevenire efficacemente l’ANOSSIA di una o più parti.

E’ sufficiente arresto del flusso cerebrale di 8” \10” per produrre perdita di coscienza; entro pochi minuti 4” \8” si possono produrre gravi ed irreversibili cerebrali.                                                                                                                                                        

L’ictus non avvisa prima di colpire e cambia la vita in modo irreversibile. Una delle conseguenze è l’afasia, che colpisce la capacità di produzione verbale dei pazienti. La tempestività dei primi soccorsi è fondamentale

L’afasia è una delle conseguenze più gravi che può provocare una lesione cerebrale come quella causata dall’ictus. A seguito della lesione dell’emisfero sinistro del cervello che è sede della funzione del linguaggio, la persona non è più in grado di comprendere il significato delle parole e viene immersa in un mondo di suoni indecifrati che le impediscono di comunicare. Un problema per molti aspetti ancora più debilitante dei deficit motori e un forte limite al reinserimento sociale della persona dopo una lesione cerebrale.

Le terapie di neuro-riabilitazione dei pazienti afasici puntano ad attivare aree integre dell’emisfero sinistro o aree omologhe dell’emisfero destro, nel tentativo di recuperare il più possibile la funzione andata persa.

Conseguenze dell’ictus è l’afasia ma solo se il danno colpisce l’emisfero sinistro, il luogo della parola. Se colpisce l’emisfero destro, le conseguenze possono essere che il paziente, in questo caso, può non riconoscere il proprio emilato sinistro o non portare attenzione a ciò che succede alla sua sinistra; questi pazienti con ictus di emisfero destro spesso sono anosognosici: hanno una scarsa consapevolezza della propria malattia.

Il paziente non è più in grado di comprendere e produrre la propria lingua, a diversi livelli.

Ci può essere un’afasia globale: il paziente non comprende frasi semplici o parole.                                                                                                                                       Oppure un’afasia più lieve, che si manifesta con un agrammatismo: il paziente non comprende frasi complesse e parla come se fosse uno straniero.

Il un problema è esclusivamente nel codice linguistico.

L’ictus può portare anche a disfagia e difficoltà articolatorie di lingua e labbra (difficoltà a pronunciare), oltre che a importanti limitazioni degli arti superiori e inferiori.

E’ fondamentale agire presto e attivare subito una valutazione logopedica di natura neuro-linguistica: osservazione e somministrazione di test specifici che rilevano l’entità del problema.

Dopo si può procedere al training riabilitativo\compensativo.

Oggi l’approccio riabilitativo dell’afasico è incentrato non solo sul paziente, ma sulla famiglia, che deve imparare nuove modalità comunicative.

I primi 6-12 mesi sono quelli del lavoro intensivo, perché è in questo periodo che si ottengono maggiori risultati.

Il trattamento riabilitativo varia a seconda dell’età del paziente, dall’entità del danno subito e dalla sua capacità di resilienza e adattamento alla sua nuova condizione.

La depressione post-ictus è abbastanza frequente: e in quel caso un training riabilitativo di successo risiede nelle risorse che il paziente trova per compensare la sua mancanza di linguaggio.